Neanche s’è freddata la salma di Philip Roth e già è partito il peana: è morto un gigante della letteratura privato del Nobel.
Neanche s’è freddata la salma di Philip Roth e già è partito il peana: è morto un gigante della letteratura privato del Nobel.
Per la seconda volta dal 1901 (la prima fu nel ‘35) il Nobel per la letteratura quest’anno non viene assegnato, senza bisogno d’una guerra o d’un cataclisma.
Non se l’aspettava, né l’aspettavano i blog del totonobel o i bookmaker inglesi che manco l’avevano in lista. Eppure Kazuo Ishiguro, Ish per gli amici, un bel regalo per il 63esimo compleanno l’ha avuto, con il Nobel per la letteratura a dispetto di sé e degli ignavi.
Per le generazioni di studenti delle superiori che hanno studiato la storia sui suoi testi, ma anche per quelli che si sono limitati a scarabocchiarne la copertina rossa per un trentennio, era un’istituzione.
Dove eravate il 26 settembre 1983? Che facevate dopo la mezzanotte, alle 00.14 per l’esattezza? Magari stavate al cinema, a un dopocena tra amici, o vi davate da fare. Oppure, semplicemente, dormivate. Ovunque foste, quella notte poteva essere l’ultima della vostra vita e non lo sapevate.
E due. Dopo lo Strega, l’Einaudi si pappa anche il Campiello che non sposta equilibri editoriali, né muove la classifica dei libri venduti, ma pure lui ha il suo perché, anzi parecchi.
Ci sono vite che a raccontarle sono romanzi, figurarsi a viverle. E ci sono storie che a dirle (scriverle) non ci si crede, salvo poi riannodare le fila e scoprire che è tutto vero, tutto vissuto. La vita, la storia di Alessandro Kokocinski è una di queste.
La montagna, si sa, piace ma anche no. In genere si ama o si detesta, vie traverse non esistono. La montagna piace a Paolo Cognetti, come piacciono Le otto montagne uscite dalla sua penna.
«Torniamo al ninfeo di villa Giulia. Quello è il posto dello Strega». La migliore battuta della serata l’ha fatta Francesco Piccolo, vincitore tra i più recenti e meno esaltanti del premio, che difatti ha strappato un applauso tra i pochi convinti della mesta serata.
Lo spirito è quello d’un ragazzino. Anche quando leva la coppola, a salutare la moltitudine ch’è venuta a omaggiarlo, osannante, lo fa con gesto sbarazzino, quasi a schernirsi d’essere lì. Sotto le volte della basilica ch’era del galantuomo pagano Massenzio, riattata a sua gloria da quel carognone cristiano di Costantino.