Sciacalli e pecorelle Belpaese

Dice un proverbio delle mie parti: chi pecora se fa, lu lupu se la magna. Il monito, di facile intuizione, s’adagia perfettamente all’insieme del bel suolo italico di questi tempi. La decisione di chiudere le sale da sballo, col corollario – ma reale intendimento dei proponenti – di vietare ogni assembramento di vicolo o piazza, e l’obbligo d’indossare la mascherina dalle 18 alle 6. L’imposizione di mascherarsi in pubblico non era scattata manco a marzo, all’apice del confinamento sociale. È dunque un bel salto di qualità sulla via della dittatura sanitaria l’ennesimo decreto d’urgenza scodellato dal governo, va da sé fuori da ogni controllo dell’inesistente parlamento e logica non diciamo sanitaria, ma costituzionale o puramente tale. Una semplice tirata di spago, o di corda, per riannodare le fila del discorso liberticida sospeso il 18 maggio.

Un giro di vite largamente preannunciato e atteso, che tranne i peana dei discotecari non ha sollevato grandi proteste. Roma non è Belgrado, dove l’identico diktat ha scatenato moti di piazza e costretto il governo a ritirare un analogo provvedimento. E veniamo al dunque. Che gli stessi signori che nei giorni di marzo dicevano che la mascherina non serve ai sani, tutt’al più agli operatori sanitari, ed è anzi dannosa ai più, Tedros Adhanom Ghebreyesus e Walter Ricciardi in testa, tanto per dirne due, rispettivamente direttore generale dell’Oms e presidente italiano dell’Iss, siano oggi in prima fila tra gli sponsor della bieca bavarola, fa parte di quelle giravolte del genere umano e medico in particolare che il Covid ha reso esemplari. Ricciardi & compagnia di giro oggi plaudono al provvedimento per scongiurare nuovi picchi pandemici e la mancata riapertura delle scuole, al pari d’illustri soloni della scienza nemmen degni d’uno stregone Dongon, con la grancassa del gran circo mediatico. Sembra che l’ex numero uno dell’Istituto superiore di sanità abbia stufato persino Renzi che l’ha perso in quota. Dal punto di vista prettamente medico basti il testo Smascheriamo la mascherina, scritto a due mani dal dottor Domenico Mastrangelo – che vuol curare pure i tumori con dosi massicce di vitamina C, perciò bandito da ogni casa farmaceutica come facinoroso perturbatore dell’ordine medico – e dall’avvocato vegano Carlo Prisco, del foro di Milano. Di quest’ultimo si veda il sito carloprisco.it per cogliere gli aspetti illegali del provvedimento.

Come un popolo di presunti anarcoidi sia divenuto punta avanzata del più grande esperimento di confinamento sociale della storia – ah, se gli Hitler, Stalin e Pinochet che si rigirano nella tomba ci avessero pensato ai tempi loro – e trasformato in un branco di pecorelle prone a mascherarsi finanche nel cesso di casa, preda della paura innescata dal terrorismo psicologico e mediatico, è uno dei misteri che la dice lunga sulla reale natura dell’italiano, conformista più che menefreghista come vuole la vulgata.

Si preparano tempi cupi, l’esperimento continua in attesa dell’antivirus salvatutti, e oltre. È tempo di passare dallo sciocchezzajo da social alla resistenza, passiva e attiva, allo strangolamento delle libertà civili e allo sgretolamento delle residue sicurezze economiche e sociali in atto. È tempo di smascherare la finzione della democrazia. È tempo di smetterla di credere alle favole, pur senza voler credere ai complotti. È tempo che ogni cristo di buona volontà s’unisca per agire, in prima persona, piuttosto che sperare in un mutare di vento che sparigli le carte. Le elezioni sono dietro l’angolo in molte regioni, ma guai a farsi illusioni. Zingaretti e Salvini, tanto per fare altri due nomi, sono due piani dell’ascensore che porta allo stesso inferno. Degli altri si taccia per carità d’intelletto e di patria. Occorre ben altro dei pupi di pezza esistenti, servi sciocchi o in malafede del capitale nel suo stato terminale. Ma di questo diremo poi, dando magari un vademecum di ragione e resistenza per salvare non diciamo l’anima, ma almeno la pelle. Oggi solo una trista considerazione. Questi manco lupi sono, solo sciacalli. Ma le pecorelle si lasciano divorare lo stesso.


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