I volti sono quelli, icastici e ieratici, d’una bellezza perduta, irrimediabilmente ferita. La mostra è quella che riporta all’attenzione del mondo i guasti del terrorismo anche in campo culturale: Volti di Palmira ad Aquileia.
I volti sono quelli, icastici e ieratici, d’una bellezza perduta, irrimediabilmente ferita. La mostra è quella che riporta all’attenzione del mondo i guasti del terrorismo anche in campo culturale: Volti di Palmira ad Aquileia.
È un’elegia dello scampo niente affatto solo per bambini Cavalcavia, l’esposizione della trentina di tavole originali di Gek Tessaro nel nuovo spazio mostre della Biblioteca nazionale di Roma, organizzata da Coop culture a cura di Luca Arnaudo.
Rifiuto d’ogni tradizione, pittura all’aria aperta (en plein air), mito dell’artista scapestrato e insofferente d’ogni convenzione. Questi, in pochi tratti, i punti chiave dell’impressionismo.
Crolli del Lungarno a parte, quel che accoglie chi giunge a Firenze da un qualche altrove è il silenzio.
«Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se desidero impegnarmi leggo Corto Maltese». Così raccontava la buonanima di Umberto Eco, a riprova di quanto fosse letterario l’approccio all’arte di Hugo Pratt (Rimini 1927 – Losanna 1995).
È un’esposizione minimalista, solo una quindicina tra dipinti e bozzetti, ma tra le più interessanti del momento. In occasione del centenario della nascita di Salvatore Fiume (Comiso 1915-Milano 1997), la reggia di Monza ospita, fino al 24 del mese, una personale dedicata a una parte minima ma corposa dei lavori del maestro.
Da piccolino era talmente bellino da essere soprannominato petit bijou, gioiellino. Nessuno avrebbe immaginato per quel bel bimbetto, di nobili natali – era figlio di conti – e ottime speranze, il destino che andava maturando. E che cattivo destino avere un destino, avrebbe detto la buonanima di Morando Morandini.
In occasione del suo 104esimo compleanno – un anno fa – disse che avrebbe preferito avere trent’anni in meno, non di più. Essere nel tempo, la monografica con cui Achille Bonito Oliva ne celebra “l’opera totale” al Macro di Roma, forse significa anche questo.
Una premessa, anzitutto, su Pablo Echaurren. Il suo uso del colore è un’avventura cromatica capace di traversare gli anni e le mode, le manìe e i tic incrociando ogni sorta di stili e materie per fare del proprio agire artistico un sol corpus.
Rifiuto d’ogni tradizione, pittura all’aria aperta (en plein air), mito dell’artista scapestrato e insofferente d’ogni convenzione. Questi, in pochi tratti, i punti chiave dell’impressionismo.