
Pareva la fine del mito vaccinista, e invece no. La tragica fuffa Astrazeneca s’è presto involata, Draghila s’affretta a dire che tutto riparte come e più di pria, “lo stato c’è e ci sarà”, come alla sceneggiata televisiva a reti unificate della giornata delle vittime del coronavirus e su certe scritte sulle autostrade: Dio c’è. Per il gran ciambelliere Matterella, invece, durante la pandemia “l’Italia è stata unita”. È stata: passato prossimo e Medioevo prossimo venturo. E mentre Renzi lancia la tripla parola d’ordine: vaccini vaccini vaccini, Totti e Carofiglio, geni letterari prestati alla scienza, s’affrettano a dare il braccio e la mente alla siringata liberatutti.
Che più? Ah, sì; Letta, per non esser da meno, vara la nuova segreteria Pd a sua immagine e verosimiglianza con l’altre parole d’ordine di moda: parità di genere e competenza (dai competenti mi guardi Iddio che dagli altri mi guardo io). Se non fossero ripartiti i tamtam di guerra tra Putin e Biden, come da copione, ci sarebbe da sbadigliare. Aveva proprio ragione Pirandello: la vita è una molto triste buffoneria. A volte solo triste. Meno male che al cimitero di Sezze nottetempo il custode si dava da fare coi festini a luci rosse, una botta di vita in tanta mestizia.
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