
11 nov 2019
Cagli, un pezzo di storia
È un pezzo di storia dell’arte, e di storia in quanto tale, la mostra su Cagli a palazzo Cipolla, nella centralissima via del Corso.
È un pezzo di storia dell’arte, e di storia in quanto tale, la mostra su Cagli a palazzo Cipolla, nella centralissima via del Corso.
C’erano una volta le rivoluzioni colorate. Democratiche, spontanee. Dovevano aprire la strada alla libertà nei paesi dell’Est, eliminando uno a uno tristi despoti sopravvissuti al tracollo del comunismo, da Belgrado a Kiev, col marchio di qualità serbo Octopor e il mancorrente Cia.
È di qualche tempo fa la notizia della prima bambolina genderfree in commercio.
Chissà che rodimento, per Salvini, aldilà dei sorrisetti vacui e delle spavalderie di rito. Chissà che giramento, a vedere l’Umbria ubertosa, una delle regioni più rosse d’Italia, tutta coperta di blu.
Aveva sette vite – privilegio che un tempo s’accordava ai gatti – ma alla fine anche l’ultima l’ha lasciato.
C’è una storia, vecchia come il cucco, però vergine. Antica come il mondo, ma tutta da scrivere.
Era l’87 quando l’Unione Sovietica celebrò il settantennale della rivoluzione d’Ottobre con una gran parata sulla piazza Rossa.
Come in un settembre di quasi vent’anni fa, in Arabia Saudita il terrore viene dal cielo e non si sa chi lo porti, ma non servono più martiri o eroi. Solo droni senza padroni e con molti padrini
Ai Fori la mostra sull’eterna rivale di Roma. La storia rivista ai tempi del politicamente corretto
“Safe zone in Siria o apro le porte ai rifugiati verso l’Europa”. Il monito è chiaro, il ricatto pure.