
Caro Gesù Bambino, scrivo a te perché mi stai più simpatico del vecchio con la barba che svolazza in cielo una notte l’anno e ha rubato il mestiere alla Befana… Caro Gesù Bambino, scrivo a te perché mi stai più simpatico del vecchio con la barba che svolazza in cielo una notte l’anno e ha rubato il mestiere alla Befana, poi perché se ti ha scritto una ignobile letterina Carlo Rovelli sul Corsera, anni fa, posso farlo pure io qua. Dunque, caro Gesù, anch’io ho qualcosa da chiederti st’anno, d’immateriale e materiale, come si conviene alle feste più consumistiche dell’anno che per questo iniziano subito dopo la festa delle zucche vuote e non quando sei nato tu, ché i bambini manco lo sanno, a loro importa solo del grassone vestito a festa e dei suoi regali, e se non te la sei ancora fatta fattene una ragione.
Cominciamo dalle prime. Innanzitutto, caro bambin Gesù, mi piacerebbe che finisse questo calvario, alias guarire e uscire dai domiciliari, quantomeno che qualcuno – magari uno medico ignobilissimo, per dirla come Leonardo – m’aiuti a capire come ci sono finito dentro per evitare di cascarci di nuovo, ancora. Poi mi piacerebbe, ma in generale, eh, mica solo st’anno terribile dove ho perso mia madre, che dopo esser uscito dalla fossa imparassi come servire agli altri al meglio, oltre che a me stesso, che al fondo è l’unica cosa che conti davvero, in questa vita, come la libertà e un po’ di coraggio, come diceva mio padre. Poi mi piacerebbe sentirmi amato e capito – mica condiviso – ma forse è troppo, ne prendo atto e m’accontento d’un po’ di buon sesso, di quello che ti rimette al mondo. Troppo pure questo, dici, e poi non t’occupi di queste faccende? Vabbè, hai ragione, ci ho provato.
Mi piacerebbe che Maria si stancasse d’urlare ai bambini fin dal mattino e provasse una strada diversa per darsi autorevolezza, che sorridesse di più e comunicasse davvero, vedi sopra, e ci credesse. Anche in sé stessa. Mi piacerebbe che Lollo cominciasse a capire che la ricerca della perfezione è una condanna, e più presto s’impara a gestire la propria inadeguatezza e rabbia meglio è. Che Nico imparasse che esiste una via di mezzo tra genio e idiozia e la praticasse, e che la pedanteria, come la perfezione, sono di pessima compagnìa per farsi dei compagni. Agli altri, agli amici vedi tu che io manco basto a me.
Poi, per finire in pochezza, chiedo anche cose piccine picciò. Un cellulare poco usato, per non continuare a farmi perculare dai monelli che s’accattano quelli d’ultima generazione. L’ultimo libro di Bruno Guerri su Balbo, una lettura natalizia. L’ultimo cd di Capossela. Ecco, mi pare che così siamo ben conciati per le feste, come canta Vinicio. Ho finito la letterina. Grazie, Gesù Bambino.
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