La pugnalata di Erdogan alla schiena di Putin ricorda, un po’ alla lunga, l’altra sferrata da Bruto al padre putativo che voleva farsi imperatore di Roma. Seconda per doppiezza a quella della Buonanima che pugnalò alle spalle la Francia per non arrivare tardi al banchetto della vittoria.
Una premessa, anzitutto, su Pablo Echaurren. Il suo uso del colore è un’avventura cromatica capace di traversare gli anni e le mode, le manìe e i tic incrociando ogni sorta di stili e materie per fare del proprio agire artistico un sol corpus.
Mentre la grande stampa internazionale resta appecoronata dietro alle transenne a pascersi di bufale e false flag della pur non brillante intelligence francese, la buona stampa italiana si divide.
Pioggia di bombe su Raqqa. Puntuale, è caduta nel nord della Siria la massiccia (?) risposta della Francia in armi alla strage di Parigi. Da Parigi con amore, era scritto sulle bombe piovute sulla roccaforte dell’Is.
Già alle tre del mattino il bilancio provvisorio sfiora le 160 vittime ma quello ufficiale resta inchiodato sui 120. Non è l’ultima delle contraddizioni della notte e del risveglio da incubo a Parigi. Sotto choc come l’Europa e il resto del mondo occidentale per l’attentato più sanguinario nella sua storia.
Rifiuto d’ogni tradizione, pittura all’aria aperta (en plein air), mito dell’artista scapestrato e insofferente d’ogni convenzione. Questi, in pochi tratti, i punti chiave dell’impressionismo.
C’è un razzo del tutto simile a Lillo – quello dei voli pindarici della primissima infanzia – che sale in un cielo turchese, un bel 30 pittato sulla carlinga e una vampata dal motore che a rigirarla può essere la vampa d’un accendino, fiamma testimone d’ardore e continuità. E una scritta, sotto, che molto dice e ancor più promette: il folle volo continua.
Quarant’anni fa, nella notte, se n’andava Pier Paolo Pasolini, maciullato da un pugno di malnoti. Per lui nessuna verità ma un mare di iniziative.
Alla fine, è finita. Non in gloria, e neppure in salmi. È finita e basta, senza fischi né pernacchi. In silenzio, alla mortaccina, più in farsa che in tragedia, come recitato Oltretevere.
C’è sempre una sorta di prudérie ad affrontare il tema Balthus. E lui, se fosse ancora vivo, certo se la ghignerebbe da vecchio satiro, dietro ai vetri e le boiserie del villone svizzero di Rossinière.