
Capossela apre la rassegna Venere in musica al Foro romano. Tra miti, emergenze e affioramenti il concerto perfetto sulla follia di questi tempi infausti
Metti uno dei luoghi più iconici, fascinosi epperò misconosciuti della capitale. Metti quello che resta il maggior cantore di questi nostri tempi oscuri dove imperversano i Tonieffe e le Bigmama. Metti, insomma, Vinicio Capossela al tempio di Venere e Roma, al Foro, e hai il concerto perfetto. Un mix di sonorità & senso, malinconia e magia come meglio non si potrebbe. Vinicio ha fatto da apripista a Venere in musica, un appuntamento ormai classico all’abbrivio dell’estate romana: quattro serate, aperte ieri dal nostro e proseguite, da oggi a domenica, con altri mostri sacri del panorama musicale mondiale: Malika Ayane, Salif Keyta e Goumour Almoctar, in arte Bombino. Tutto all’insegna della “world” ma soprattutto della buona musica. Giunta alla sua quarta edizione, la rassegna musicale ideata da Alfonsina Russo, direttrice del parco archeologico del Colosseo, e curata di Fabrizio Arcuri che ne firma la direzione artistica è uno dei più interessanti appuntamenti capitolini, capace di unire musica e cultura in un unicum imperdibile, oltretutto gratuito.
Tra quel che resta delle volte e dei colonnati del tempio voluto dall’imperatore Adriano all’apice del suo successo, per onorare il duplice volto della capitale imperiale, divinizzzata, e della dea Venere, progenitrice di Enea, e con lui della gens Julia e della stessa città, secondo il mito mutuato da Virgilio ai Tirreni, lo spettacolo è superbo. Luci e sirene impazzano tra le macerie del più maestoso tempio pagano dell’antichità, distrutto dalle spoliazioni papesche e costato la vita al maggior architetto del tempo. Quell’Apollodoro di Damasco che osò criticare l’opera architettata dallo stesso Adriano che se la legò al dito e non gliela fece passare liscia, mettendolo a morte. A riprova di come il potere, anche quando personificato da un imperatore che si vuole colto e illuminato, resta una gran brutta bestia.
E alle sirene è dedicata la serata, alla fatuazione di quest’altri mitici esseri destinati a perdere l’essere umano negli abissi. Una fatuazione, la loro, per dirla come Capossela, utile a stappare l’orecchie dello spettatore, indurite e ingolfate dalle narrazioni contemporanee, dal dilagare dei nonsensi e dall’abuso di tecnologia che si vuole salvifica ma è tutt’altro. È un viaggio nel mito, questa seconda tappa del tour iniziato ier l’altro al parco archeologico di Norba, antico insediamento latino, poi romano, non distante dalla moderna Norma. Un percorso che si dipana tra richiami, emergenze e affioramenti, seguendo un filo rosso dove s’annodano i grandi classici del repertorio caposseliano con una banda sempre diversa, a sottolineare la specificità dei luoghi e dei paesaggi musicali nelle diverse tappe. Info sul tour Sirene su www.viniciocapossela.it.
Altro e caratteristico motivo conduttore della serata, tra un frammento discorsivo e un bicchier di vino di capitan Vinicio, i suoni delle sirene. Quelle vere di Kiev e Gaza, dei teatri di guerra aperti dalla follia al potere, a partire dal genocidio in atto in terra palestinese per mano israeliana. Nemesi tra le più sanguinarie della storia che troppi fingono di non vedere tappandosi occhi bocca e orecchi – come le tre scimmiette sul comò – pur di credere ancora alla finzione d’Israele baluardo della democrazia occidentale piuttosto che sanguinaria democrazia totalitaria, come il resto dell’Occidente. Ma queste son fole, follie coève. Lasciamoci cullare dal canto d’altre sirene, quelle omeriche piuttosto che antiaeree, affoghiamo nell’oblio le follie d’un mondo precipitato nell’abisso. Con l’augurio, come dice il gran cantore Vinicio, che all’immersione nei fondali di questi tempi infausti segua l’emersione in tempi più fausti, umani e gentili. Prosit.
Info e prenotazioni (praticamente impossibili online, un neo che gli organizzatori dovranno risolvere) su https://parcocolosseo.eventbrite.com; https://bit.ly/venereinmusica25.
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