Alla fine, il vecchio Joe ce l’ha fatta. Torna alla ribalta, nonno Biden, nel giubilo di mezza America, degli orfani di Killary Clinton e di Gentiloni. Tutti in maschera a festeggiare il ritorno sulla cresta dell’onda dei poteri forti, impersonati dalla mediocrità che è il marchio di fabbrica della democrazia coèva; dall’imbecillità che è un requisito essenziale per occupare posti chiave nella gerarchia del capitale globale. Tanto meglio se dovuta a una certa età e all’avanzato Alzheimer. Secondo all’ombra d’Obama senza che nessuno ne ricordi non dico un’azione, ma manco una frase, l’eterno secondo Biden s’appresta a passare per tale anche fronte alla sua vice Kamala, la vera donna forte del ritrovato regime neodem. Non è un caso che a esultare per la vittoria, tra i primi, siano stati i Fratelli musulmani e gli sgherri dell’esercito libero siriano, semidisoccupati dopo un quadriennio di mancate guerre democratiche. L’export di democrazia ne ha sofferto, ma ora alla Casa Bianca si potranno riequilibrare i conti. Già in Armenia i filoturchi alzano il tiro.
La miglior battuta, ma neanche tanto, l’ha fatta la nipotina di Joe, dichiarando nel sollazzo dei media di regime, troppo felici e intronati per coglierne l’intrinseca verità: “Nonno, sei presidente!” Il vice Obama a dirla tutta presidente ancora non è, canta vittoria ma non la dichiara ufficialmente, per lui lo fanno portavoce e mozzaorecchi, mentre Trump non pare abbia voglia di mollare l’osso. Poco importa se la vittoria sia dovuta, forse, alla più grande rapina postale negli Usa dai tempi della Wells Fargo, e ancor meno se il tempo degli Orchi è di nuovo alle porte, per dirla con Tolkien riletto da Blondet. L’America, quella non più ricca ancorché esportatrice di democrazia, è divisa come non mai: spaccata esattamente a metà come una mela marcia. Come non accadeva dai tempi della guerra civile, prima delle guerre indiane. Frodi elettorali a parte, nel grande stallo che s’è aperto con le presidenziali del 3 novembre l’unica certezza è che gli Usa non sono quelli d’una volta, anche se sul palcoscenico tornano le vecchie maschere, ammantate di progresso & libertà.
Mezza America ha votato per Biden pur di togliersi di mezzo Trump, l’altra mezza per non far stravincere quelle elite sedicenti democratiche il cui unico fine è schiacciare ogni velleità popolare. Trump aveva molti difetti, ma il pregio d’essere talmente ricco da fregarsene di neocon & neodem; rifuggire ogni ideologia e fare di testa sua, concedendosi qualche bluff anche per non scontentare troppo i suoi inquietanti famigli e i loro perniciosi referenti mediorientali. Potrebbe anche tenere duro fino a gennaio, quando scadrà formalmente il suo mandato, e ottenere quella conta che sarebbe esiziale alla tenuta democratica della vecchia America. Ma per farlo dovrebbe avere dalla sua tutto il Gop, l’elefantiaco partito repubblicano che ha smantellato e ora gli si torcerà contro, orbo e felice di venire a patti coi neovincitori dell’Asinello. Per questo, alla fine, Trump si godrà il buen retiro che anche gli orchi vorranno concedergli.