Putin forever, uno zar controvento Qui mondo

Al di là dei nuovi poteri che la Duma gli concederà, altre sono le paure e i pericoli per l’Occidente. C’è chi a una certa sogna la pensione, se non ce l’ha. Darsi alla pesca, alle carte, a sfamare gatti e piccioni al parco, in mancanza d’altro. A 67 anni suonati Vladimir Putin alla pensione non pensa proprio. Piuttosto al potere, a lasciare un segno, le stimmate a chi ne raccoglierà il testimone. Il potere Vlad lo esercita da vent’anni: assai più d’ogni capintesta d’Oriente e d’Occidente. Quasi più, persino, di Baffone che al Cremlino dimorò meno di lui, da presidente dell’Urss. Novello zar, Putin ha ottenuto dalla Duma il primo “da” alla riforma costituzionale che dovrebbe prorogarne sine die il potere, ben al di là dell’attuale quarto mandato che scadrà nel 2024. Alla faccia delle schiere dei detrattori orripilati dal suo autoritarismo.

Da quando è stato pescato da Eltsin in uno dei suoi rari momenti di lucidità quale suo delfino, sul finire dello scorso secolo, l’ex tenente colonnello del Kgb s’è tenuto grappato al potere come pochi, mostrandosi più tosto e furbo dei suoi nemici e sodali. Al di là dei nuovi poteri che la Duma concederà, a lui o a chi per lui, e del temuto giro di vite contro ogni oppositore, le pussy riot come i comici che ne criticano l’ortodossia di fede, giornalisti o esponenti dell’impalpabile opposizione; al di là dei problemi che il neo zar darà all’Occidente, mettendo i bastoni tra le ruote agli Usa e alla Nato che rispolverano la guerra fredda, altre sono paure e perigli d’un Putin forever.

Il suo difetto è l’essersi messo controvento. Contro il mercato globale delle multinazionali e dei buoni sentimenti. Contro i diktat della ex superpotenza e dei suoi servi più o meno sciocchi. Putin s’è fatto paladino del nazionalismo e del sovranismo, del popolo e degli oligarchi, della rinascita d’una Russia quale potenza euroasiatica. Defensor fidei e d’un mondo che più non è, al cospetto d’un cupio dissolvi. È questo il suo crimine, agli occhi dei paladini della democrazia transnazionale, trans e basta. Fare ombra al nuovo che avanza, travestito da zar.


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