Salvate il soldato Dostoevskij La guerra infinita

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Giorno verrà in cui alle persone di una qualche intelligenza sarà tolto il diritto di parola per rispettare il pensiero degli imbecilli, cioè della maggioranza, in nome della tolleranza. Così profetizzava Dostoevskij, un pajo di secoli fa. Sarà per questo che il vecchio Fedor è già stato espulso dai corsi di letteratura alla Bicocca, come ha fatto tal Nicoletti, luminare dell’idiotismo scientifico in nome del politicamente corretto. Ai giorni nostri vale nella vecchia Europa quel che valeva ai tempi dello scrittore in Nordamerica: il solo indiano buono è un indiano morto. Così ogni russo è un barbaro, nemico della civiltà, da zittire se non eliminare, a partire dal capintesta Putin. Criminale matricolato da deferire al tribunale internazionale dell’Aja per crimini di guerra, coi suoi scagnozzi e sodali. Quel tribunale non riconosciuto, e alle cui sentenze si sottraggono, due paesi campioni di libertà e diritti umani quali gli Stati Uniti e Israele, per esempio, oltre che Russia e Cina, noti sfidanti antidemocratici. Ma andiamo con ordine.

Campioni di civiltà. O d’ipocrisia

Che l’Occidente e in primis l’Europa siano patria di tolleranza e civiltà – di matrice giudaico cristiana, va da sé – è un dato di fatto. Lo dimostra, ce ne fosse ancora bisogno, l’ondata di sdegno collettivo, il fronte unito dei buoni & giusti di fronte all’aggressione sovietica, pardòn russa, all’Ucraina. Non c’è vetrina dove non campeggi il gialloblù degli aggrediti. Non c’è mostra, trasmissione o discorso dove non si spenda una lacrima, si spotteggi per la giusta causa. Come il cane di Pavlov, a comando del circo mediatico il popolo s’appecorona belante, dalla balconata fioccano applausi e baci. Il processo, preclaro ai tempi di gretine e pandemia, lo è tanto più in tempo di guerra. Ognuno metta l’elmetto e faccia il suo, s’accodi senza manco tacere al nemico i suoi piani. Dai prim’attori del circo, con l’elmetto ben calcagnato a protezione del cervello dal sen fuggito, alle comparse. Si preparano liste di proscritti & collaborazionisti. Già i traditori s’espongono al pubblico ludibrio e si tacciono, in una campagna mediatica monotematica che al confronto l’affaire Dreyfus rimanda echi di dibattito democratico. E, come sempre, nella pugna si distinguono gli eroi: quel Riotta, ad esempio, che essendo privo di pensiero proprio, come gran parte dei pennivendoli e mestanotizie di parte, chiede a gran voce di limitare il pensiero altrui. La verità, come ben sanno i morti sotto ogni bandiera, è una falsità.

Putin, criminale da Nobel

Ma quale criminale, quale nemico dell’umanità. Quale cattivo. Il buon Vladimiro, al contrario, dovrebbe essere candidato almeno a un paio di premi Nobel. Quello per la medicina, anzitutto. In pochi giorni è riuscito a debellare la pandemia che imperversava nel globo. Toglierla dalle primepagine, azzerare la conta dei morti da coronavirus nei tiggì, passati ad altri ammazzati più sugosi. E pazienza se qualche inviato s’ostina a cianciare in maschera. A proposito, nel bailamme di corrispondenze guerriere e illuminati commenti è sfuggita ai più una notiziola. Che il segretario della Nato, in arte Jean Stoltenberg, prima di assurgere a numero uno di boulevard Leopoldo III era direttore della Gavi. Società di studi sul coronavirus dei filantropi e mecenati Bill e Melinda Gates che tanto hanno dato alla creazione del santo siero antivirale. Un vero competente, al pari di Draghila, a tuttocampo e pieno servizio. E ci fermiamo qui, tanto per gli analfabeti funzionali – e non solo – ogni collegamento è un optional. Ma il nobel vero, di cui insignire subito Putin, è quello per la pace. Sissignori, la pace. Chi altri poteva compattare così l’Occidente tutto? Trascinare mammine progressiste coi figlioletti al seguito alle sfilate per la pace atlantica? Allineare le maestrine che insegnano negli asili ai bimbetti le canzoncine proucraine ai vecchi e nuovi arnesi del destrismo che inveiscono contro il pericolo rosso, ops russo? Affiancare all’avanguardia postsinistra che inneggia al femminismo transgenderista i sinceri democratici che chiamano alla santa crociata contro il barbaro d’Oriente?

Putin il matto. Come Stalin, più di Hitler

L’Occidente dovrebbe ringraziare Putin, premiarlo. Invece cosa fa? Gli dà del matto. Ha iniziato, già nelle prime ore d’invasione, Anne Applebaum. Putin non è come noi, il suo cervello funziona diversamente. Non è umano, ha detto insomma la punta di diamante del giornalismo che conta, politologa di grido e, en passant, di natali ebraici. Alla fine psichiatra s’è accodato il coro. Putin è un pazzo scriteriato, l’unica speranza per l’Occidente è che qualcuno lo faccia fuori. Un bel golpe, o controgolpe, insomma. Come quello che nel ‘91 ha scalzato l’imbelle Gorbaciov mettendo sul piedistallo a Mosca quel fine statista di Eltsin, grazie ai buoni uffici e al mancorrente Cia. No, non cercatelo sui libri di storia, nella grande narrazione non c’è (ancora) scritto. Persino il Manifesto, altro presidio democratico che coi russi ha un conto aperto dai tempi di Praga, ha elucubrato sulla possibilità d’un repulisti al Cremlino, intervistando il genio della lampada di turno. Aspettando il golpe che verrà, qualcuno paragona il nostro a Stalin, ché Hitler non basta mica. Il massimo del crimine, dell’orrore. Un altro a cui l’Occidente deve tutto, poi trasformato in mostro. Ma il paragone calza ché anche il vozd fu eliminato dai suoi, e neanche questo è sui libri di storia.

Guerra e pace, a chi conviene

Ma torniamo all’oggi, alle questioni in campo. A più di una settimana dall’inizio dell’offensiva, questa segna il passo. Una sorpresa che nessuno prevedeva. O forse sì. Come e più che all’inizio, la pace e non la guerra conviene a Putin. La guerra e non la pace conviene a Zelensky. L’uomo messo dagli Usa al vertice dell’Ucraina quattro anni dopo il golpe d’Euromaidan nel 2014 – ogni collegamento coi fatti di Mosca di vent’anni prima è insussistente – è incredibilmente vivo. Forse i servizi segreti occidentali hanno fatto bene il loro lavoro, e quelli russi no. Forse qualcuno nell’Fsb – gli eredi del vecchio Kgb dove lo stesso Putin ha militato – ha davvero fatto la spiata che ha salvato l’ex comico dai commando ceceni in più di un’occasione. Gli occidentali hanno avuto buon gioco per infiltrarsi nei posti chiave, per vent’anni. Certo è che ogni giorno in più costa al neozar un bel po’ di problemi, oltre ai morti. Non le decine di migliaja sparati dai media occidentali come i presunti “piani segreti” svelati dai pagliacci di Anonymous, ma più caduti e feriti del previsto. In questo contesto, la minaccia nucleare è quella che viene da chi ha tentato il colpo gobbo nella centrale di Zaporoije per ottenere una “no fly zone”, dunque l’appoggio diretto Nato. Proviene dalle alzate d’ingegno di chi ha tutto da guadagnare dalla prosecuzione della guerra e da un allargamento del conflitto mentre a chiacchiere chiede la pace, non da chi fa la guerra per sventare una minaccia e di pace ha bisogno nonostante abbia scatenato il conflitto.

Salvate il soldato Dostoevskij

L’Occidente appare asservito in toto ai padroni del vapore che gettano legna e benzina sul fuoco, anziché mantenersi neutrale davvero parteggia per una pace di parte, nei fatti foriera della guerra che da anni ha foraggiato e conduce alle porte della Russia e ora rinfocola con armi e mercenari. Un’Ucraina che resiste, con l’appoggio del mondo occidentale, dei partigiani della pace a senso unico e strumentale, è un paese che non può essere vinto né “normalizzato” dai russi, soprattutto in tempi brevi. Questo Putin lo sa bene, deve spicciarsi a chiudere la partita. Ottenere una qualche garanzia per tenere la Nato fuori dal paese invaso, congelare la situazione e ritirarsi in buon ordine per salvare quantomeno la faccia. Per Zelensky vale il contrario. Se regge ha la vittoria in tasca, neanche Putin potrà sopravvivere a una mancata vittoria totale e non ci sarà bisogno di un golpe per scalzarlo dal piedistallo. Verrà giù da solo, in tempi più o meno brevi. L’Occidente potrà tirare un sospiro di sollievo, l’America gongolare, come ogni demokratico, e continuare a portare pace e civiltà nell’orbe. Ma, per carità, intanto salvate il soldato Dostoevskij.


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