
Cinquant’anni fa moriva Totò, principe della risata e di Bisanzio. Miseria, nobiltà e attualità di un personaggio tanto umano da essere lunare. E la sua maschera, tanto più vera in tempi di post verità
Cinquant’anni fa moriva Totò, principe della risata e di Bisanzio. Miseria, nobiltà e attualità di un personaggio tanto umano da essere lunare. E la sua maschera, tanto più vera in tempi di post verità
Rifiuto d’ogni tradizione, pittura all’aria aperta (en plein air), mito dell’artista scapestrato e insofferente d’ogni convenzione. Questi, in pochi tratti, i punti chiave dell’impressionismo.
Tutto inizia con le luci a zigozagare sui muraglioni sbreccati dello Stadio di Domiziano. E la musica, bassa e cupa, a serpeggiare tra quel che resta del colossale palazzo dell’imperatore, ultimo dei Flavi, sul Palatino.
È una sarabanda di suoni, voci e rumori l’avvio del tour Polvere. Una crozza di vacca appesa a una pertica, altri pali con le luminarie sbreccate della festa, spighe di grano incassate sul palco e sacchi sulle reti, a fare barriera. Muro a rappresentare gli stracci appesi sull’aja, come pure i limiti d’un terreno che non vuole intrusi, di qua a sorbire benessere o dilà...
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C’era una volta Cristo che camminava sulle acque del Mar Morto e miracolava le genti moltiplicando pani e pesci, facendo rivivere i morti. C’è oggi un Christo in terra che fa di più: fa camminare sulle acque la gente e distribuisce una pioggia di soldi, resuscitando l’economia.
Crolli del Lungarno a parte, quel che accoglie chi giunge a Firenze da un qualche altrove è il silenzio.
«Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se desidero impegnarmi leggo Corto Maltese». Così raccontava la buonanima di Umberto Eco, a riprova di quanto fosse letterario l’approccio all’arte di Hugo Pratt (Rimini 1927 – Losanna 1995).
Quando i sette si sono messi assieme in quel di Sarajevo, nel 2003, i bosniaci avevano ancora nelle orecchie gli echi dei colpi degli snajper appostati nei dintorni e la capitale bosniaca era zeppa di macerie.
È un’esposizione minimalista, solo una quindicina tra dipinti e bozzetti, ma tra le più interessanti del momento. In occasione del centenario della nascita di Salvatore Fiume (Comiso 1915-Milano 1997), la reggia di Monza ospita, fino al 24 del mese, una personale dedicata a una parte minima ma corposa dei lavori del maestro.
Da piccolino era talmente bellino da essere soprannominato petit bijou, gioiellino. Nessuno avrebbe immaginato per quel bel bimbetto, di nobili natali – era figlio di conti – e ottime speranze, il destino che andava maturando. E che cattivo destino avere un destino, avrebbe detto la buonanima di Morando Morandini.