Riflessioni, a freddo, sul Vasco nazionale
Riflessioni, a freddo, sul Vasco nazionale
Non sarà Santo subito, come canta Luca Bassanese, ma potrebbe esserlo presto.
Ave Cesare, morituri te salutant, salutavano i gladiatori (morituri) l’imperatore, prima d’iniziare i giochi nell’arena. Questa frase tornava in mente, oggi, vedendo sfilare il mortifero corteo presidenziale di Trump a Roma, la città un dì potente, oggi silente e dolente, per dirla come il sommo poeta, blindata e obliterata di zone rosse.
Nove maggio 1978, 39 anni fa. In via Caetani c’è un’auto minata. Così, in mattinata, una telefonata allerta la questura di Roma. Poco dopo le 14, le telescriventi iniziano a trasmettere un flash: il cadavere di Moro è stato trovato in una Renault 4 rossa, a mezza via fra Botteghe oscure e Piazza del Gesù. L’autopsia constata 11 fori di proiettili nel corpo.
Il sedicente mostro che impazza nei paesi della Bassa ferrarese e sulle piazze mediatiche è un paradigma italiano, racconta chi siamo e le tre realtà del paese legale, narrato e reale
Si chiama Tap, si legge Trans adriatic pipeline. È la tratta finale di un gasdotto di circa 4mila chilometri. Un’opera ciclopica, dal Caspio alla Puglia, ideata un lustro fa per foraggiare l’Europa, l’Italia in primis, di metano proveniente dai paesi dell’Ex Unione Sovietica posti fuori dalle grinfie di Putin, col placet di Washington.
Il colpo d’occhio sulla mappa elettorale capitolina è impressionante. Roma si tinge di giallo, una macchia enorme. Resta al centro solo una corolla pieddina, cerchio attorniato da una marea gialla montante.
Tutto come previsto, o quasi. Alla faccia dei risultati clamorosi, come titola l’ormai ex Corrierone, che evidentemente si riferisce alle elezioni in Perù, vinte sul filo da Pedro Pablo Kuczynski sulla rivale Keiko Fujimori, data per stravincente, nessuna novità emerge dalle amministrative, rispetto a sondaggi ed exit poll. Tranne un paio di fatti rimarchevoli.
Non c’è stato solo il pasticciaccio brutto di Roma per i sinistrati di Fassina e quello nero di Milano per gli ambidestri della Meloni. E verrebbe da dire che destra e sinistra pari sono, almeno a pasticci di lista.
Gianroberto Casaleggio se n’è andato per un ictus, ieri a Milano, nella città in cui era venuto al mondo il 14 agosto di 61 anni fa, e i più sono venuti giù dal pero alla notizia.